top of page
Immagine del redattoreFopponino Milano

Preghiera comunitaria - 1° incontro

Qui puoi trovare il testo della preghiera del primo incontro di preghiera comunitaria mensile.

Ti aspettiamo martedì 1 ottobre 2024, nell'antica chiesa del Fopponino, alle ore 19



Parrocchia S. Francesco d’Assisi al Fopponino

in preghiera

La Speranza non delude

                        “Hope” (1886) – George Frederic Watts - Tate Gallery, Londra


“Sara: Speranza generativa”

 Martedì 1 Ottobre 2024, ore 19


ENTRIAMO IN PREGHIERA

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

(facciamo un segno della croce ampio, che prenda il nostro corpo come un abbraccio)

Usiamo qualche tempo per entrare in preghiera. Può aiutare la meditazione guidata “Entrare in preghiera“ che trovate sul pdf. 


--------------------------------------------------------------------------------------------------------

Anno della Speranza. Giubileo della Speranza. Ma cosa è la Speranza?

La Speranza ci dice Papa Francesco “è essere in cammino verso qualcosa che è, non verso qualcosa che io voglio che sia. È come una porta che certamente esiste e che io spero di varcare. La speranza è mettersi in cammino verso questa porta sapendo che la porta è già lì. Bisogna essere capaci di camminare. E anche di attendere.”

La Speranza è basata su una saldissima fede, che crede in Dio, creatore e sempre artefice di un mondo buono; presente nella Storia e nelle vicende di ognuno di noi. La Speranza attende qualcosa che ancora non è a noi visibile, ma che già c’è e ci è stato promesso. La Speranza dà fiducia “cieca” alle promesse di Dio, fatte ad ognuno di noi e all’umanità intera. La Speranza presuppone un tempo lineare e orientato. Un tempo di cammino verso un futuro ancora a noi non del tutto visibile e un orientamento attivo del nostro cammino verso la promessa, in modo che possa avverarsi. 

Il dono più grande che Dio fa all’uomo, da subito, è la libertà. Siamo liberi di far accadere o non accadere le cose, di orientarci verso la promessa e “lavorare” da buoni operai a questo “cantiere”, oppure no.

“Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla”. Ma per rispetto della nostra libertà Dio aspetta il frutto dai tralci. Non fa “tutto lui”. Non impone nulla, è un Dio che collabora con gli uomini. Collabora, non impone. Guida e aspetta, ama e aspetta. Questa è la speranza. Credere alle sue promesse, credere che stando in Lui davvero ciò che non vediamo e non comprendiamo, ma che Lui già ha preparato, può diventare realtà. E lavorarci. Lavorare con Lui.

 

Ci accompagna questa sera un quadro di George Frederic Watts (1817–1904): Hope (Speranza)

Nella Bibbia (Ebrei, 6:19), la speranza è "un'àncora dell'anima, sicura e salda, che entra in ciò che è al di là del velo". 

E così la raffigura Watts: bendata, seduta su un globo, la testa ricurva con l’orecchio appoggiato alla lira che sta suonando e a cui è saldamente incatenata. Una lira di cui tutte le corde, tranne una, sono spezzate.

     Bendata perché non conosce esattamente il futuro

     su un globo che è il mondo dove vive

     incatenata alla lira che risuona, come anima sicura e salda.

L'atmosfera è di solitudine e serenità.

Si notano sul viso di questa donna, una pace e una fiducia incredibili … aggrappata alla bellezza di una musica flebile, osa sperare nell'ultima corda rimasta. 

Che musica potrà fare con una corda sola?

Il di-sperato potrebbe pensare che i tentativi di fare musica con una sola corda siano inutili... Ma Watts stesso racconta che dentro di sé sentiva che “la musica che suona Speranza, può nascere dall’ unico accordo rimanente".

 

Di fronte al Signore, ora, e invocando lo Spirito Santo preghiamo:

     Spirito Santo, aiutaci a discernere la Tua volontà in mezzo al rumore, a sentire la musica che ci accompagna anche quando flebile, incoraggia il nostro cuore a seguirla, anche se il sentiero sembra velato dall'ombra.

Spirito Santo, concedici il coraggio e la lucidità per affrontare tutte le nostre difficoltà. Non permettere che il nostro animo si abbatta.

     Aiutaci a riporre in Te, Signore, la nostra fede e la nostra speranza, perché possiamo viverla diventando generativi. Amen

 

Facciamo silenzio dentro di noi e lasciamo che lo Spirito ci guidi                               

(facciamo un tempo di silenzio volendo facendoci accompagnare da  Ludovico Einaudi – I Giorni https://www.youtube.com/watch?v=Uffjii1hXzU


Genesi 18, 1-5, 8b-15

Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all'ingresso della tenda nell'ora più calda del giorno.  Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: «Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passar oltre senza fermarti dal tuo servo.  Si vada a prendere un po' di acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l'albero.  Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore; dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo». Quelli dissero: «Fa' pure come hai detto. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l'albero, quelli mangiarono.

 Poi gli dissero: «Dov'è Sara, tua moglie?». Rispose: «È là nella tenda».  Il Signore riprese: «Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Intanto Sara stava ad ascoltare all'ingresso della tenda ed era dietro di lui.  Abramo e Sara erano vecchi, avanti negli anni; era cessato a Sara ciò che avviene regolarmente alle donne. Allora Sara rise dentro di sé e disse: «Avvizzita come sono dovrei provare il piacere, mentre il mio signore è vecchio!».  Ma il Signore disse ad Abramo: «Perché Sara ha riso dicendo: Potrò davvero partorire, mentre sono vecchia? C'è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo fissato tornerò da te alla stessa data e Sara avrà un figlio». Allora Sara negò: «Non ho riso!», perché aveva paura; ma quegli disse: «Sì, hai proprio riso». 

Riflessione

La storia di Sara, che accompagna Abramo in un lungo viaggio fuori dalla sua terra, alla ricerca di sé stesso e seguendo la voce di Dio e le sue promesse, è una storia lunghissima. Comincia al capitolo 11 versetto 27 del Libro della Genesi e termina al capitolo 23. Una delle storie più lunghe della Bibbia. Undici capitoli… Undici capitoli in cui Sara è sempre presente, ma è come “sfumata”. Va cercata tra le righe, Sara, e la sua storia ricostruita piano piano attraverso le pieghe della narrazione.

Di Abramo conosciamo molto. Abramo, padre della fede e della speranza, che riceve chiaramente la promessa di una grande discendenza e di una terra. Abramo che vive un lungo cammino in un serrato dialogo con Dio.

E Sara? E Sara che lo accompagna per questi lunghi decenni? Sara che sarà la madre di queste nazioni, di questa moltitudine, di questo popolo? Cosa ci può dire Sara sulla speranza?

Sara è una donna che si “lascia dire e si lascia fare”, che segue il marito, ma non partecipa della promessa, non la sente sua. Sara, bellissima, presa in moglie entra nella famiglia del suocero, dove vive con il marito e il nipote orfano, Lot, fino circa ai suoi 60 anni. Chiamata con un nome che scopriremo non è il suo: Sarai… Quella i, piccola piccola, aggiunta in fondo al suo vero nome è uno jota possessivo - Sarai, “dei miei principi” … Sara, arrabbiata, scontrosa, non parla con Dio e sembra che Dio non parli con lei. Sara che “diventa” sterile (così dice il verbo ebraico). Questa famiglia patriarcale, questa condizione in cui vive, la “chiude”, le toglie ogni generatività…

Sara che lascia che altri agiscano per lei, tace e si “lascia vendere” al faraone quando arrivano in Egitto…  e Abramo facendola passare per sua sorella si salva la vita e si arricchisce enormemente. Delusione, rabbia. Chiusura ancora maggiore.

Sara che per “onorare” la promessa di una grande discendenza fatta ad Abramo, gli dà la sua schiava egiziana perché da lei abbia un figlio… Una madre surrogata, un utero in affitto….. E anche qui non parla con Dio, al massimo quando apre bocca la sentiamo parlare DI Dio, come di colui che l’ha resa sterile.  «Ecco, il Signore mi ha impedito di aver prole; unisciti alla mia schiava: forse da lei potrò avere figli».  Cerca la sua propria identità attraverso un surrogato. E non funziona. Dio infatti ferma ogni azione che non va nella direzione della vera promessa.

Tredici anni dopo, date le evidenti difficoltà di questa coppia nel comprendere il disegno e la vera promessa, Dio torna a parlare ad Abramo, questa volta con voce forte e chiara: Sara è il nome di tua moglie e lei ti darà un figlio.

 

Dio ce le chiarisce le promesse... e a noi serve capire, ascoltare, lavorare su noi stessi e sulle nostre immagini di Dio e della realtà, per arrivare a comprendere quale è la vera strada, quale è la promessa precisa e personale che Dio fa ad ognuno di noi. Spesso tiriamo conclusioni affrettate, ci inganniamo, ci mettiamo dentro le nostre soluzioni, che non sono quelle di Dio. Camminare nella speranza è danzare al ritmo di Dio. Abramo ha ora 99 anni e Sara quasi 90.

E a questo punto Dio parla anche a Sara, che con Lui non ha mai voluto avere un dialogo.

 

Sara, da dietro la tenda, si sente chiamata con il suo vero nome: Sara “Principessa”. Chiamata per nome da Dio, comincia a cambiare... ride sì, e un po’ deride il suo uomo, gli dà del vecchio, ma qualcosa sta cambiando.

E un anno dopo Sara partorisce Isacco. Cosa è avvenuto dentro al cuore di Sara perché lei potesse diventare generativa?

Ha parlato con Dio, ha creduto e ha speranza… Il suo riso diventa un riso lieto e condiviso «Motivo di lieto riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà sorriderà con /di me!»

La speranza si radica nella fede, in un rapporto profondo e personale con Dio… solo allora potrò credere anche a ciò che non vedo, a ciò che mi pare impossibile. Perché ho ascoltato nel mio cuore Dio che, chiamandomi con il mio vero nome, mi mostra il suo progetto su di me. E la speranza mi trasformerà da arida terra a giardino fiorito. Generatività di futuro.


Silenzio.  (facciamo un tempo di silenzio volendo facendoci accompagnare da  Ludovico Einaudi – I giorni https://www.youtube.com/watch?v=Uffjii1hXzU)



Preghiamo Isaia 35

 

Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa.

Come fiore di narciso fiorisca;        

sì, canti con gioia e con giubilo.

Le è data la gloria del Libano, lo splendore del Carmelo e di Saron.

Essi vedranno la gloria del Signore, la magnificenza del nostro Dio.

Irrobustite le mani fiacche,  rendete salde le ginocchia vacillanti.

Dite agli smarriti di cuore: "Coraggio, non temete!

Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina.

Egli viene a salvarvi".

 

Dite agli smarriti di cuore: "Coraggio, non temete!

Egli viene a salvarci”

 

Gloria al Padre …


   

             



                              

Libera condivisione


Padre nostro ...


Benedizione


 

Per pregare ancora

Dai sermoni di Martin Luter King - Sogni infranti - Dexter, Mi5chigan, 1959

 

Il discorso sulle speranze concrete deluse e la necessità di aggrapparsi saldamente alla speranza infinita prende avvio da una comunicazione di Paolo nella Lettera ai Romani: ”Quando avrò fatto il mio viaggio in Spagna, verrò da voi”.

Il progetto fallisce e Paolo ”partito per la Spagna finì in una prigione romana” .

Desiderare la Spagna e ottenere una cella angusta in una prigione romana, che esperienza familiare!

Ma prendere la prigione romana, l’avanzo di una aspettativa delusa, e farne un’opportunità per servire lo scopo di Dio, quanto è meno familiare!

Eppure una vita piena ha sempre comportato una tale vittoria sulla propria anima e sulla propria situazione.

Ci sono momenti in cui i venti sono a nostro favore -momenti di gioia, di grande trionfo, momenti di realizzazione-. Ma ci sono momenti in cui i venti sono contrari, forti venti di delusione e di dolore battono inesorabilmente sulle nostre vite…

La determinazione a continuare a vivere della propria speranza e “nonostante” è il Dio nell’uomo. Paolo aveva imparato a resistere in mezzo alle delusioni della vita senza disperarsi. Aveva scoperto la distinzione tra un’anima tranquilla e gli incidenti esteriori delle circostanze.

La persona che fa questa magnifica scoperta, sarà, come Paolo, destinataria della vera pace. Anzi, possiederà quella pace che supera ogni comprensione.

La pace che il mondo comprende è quella che arriva con l’eliminazione del peso e del dolore. E’ una pace che può arrivare solo raggiungendo la Spagna della propria speranza e rimanendo fuori dalla sporca prigione. Ma questa non è la vera pace. La vera pace è qualcosa di interiore, una tranquillità dell’anima in mezzo alla furia della tempesta esterna.

La vera pace è la pace in mezzo alla storia, la tranquillità in mezzo al disastro.

La pace è stata la principale eredità di Gesù. Egli ha detto: ”la mia pace la do a voi” Questa pace è a nostra disposizione per essere ereditata se solo la accettiamo con fede.

La nostra capacità di affrontare in modo creativo i sogni infranti e le speranze distrutte sarà determinata dalla misura della nostra fede in Dio. Una fede autentica ci infonderà la convinzione che esiste un Dio al di là del tempo e una vita al di là della Vita.

Sapremo che nella vita e nella morte, Dio si prenderà cura di noi.

 

 






33 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comments


bottom of page