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Preghiera comunitaria - 7° incontro

  • Immagine del redattore: Fopponino Milano
    Fopponino Milano
  • 28 mar
  • Tempo di lettura: 8 min

Qui puoi trovare il testo della preghiera del settimo incontro di preghiera comunitaria mensile.

Ti aspettiamo martedì 1° aprile 2025, alle 19, nella cripta della chiesa sotto l’altare maggiore


Parrocchia S. Francesco d’Assisi al Fopponino

in preghiera

La Speranza non delude

                       

 “Notte Stellata”- Vincent Van Gogh, 1889 -

Museum of Modern Art, New York.

 

“Maria Maddalena: La Speranza è un dono”


ENTRIAMO IN PREGHIERA

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

(facciamo un segno della croce ampio, che prenda il nostro corpo come un abbraccio)

Usiamo qualche tempo per entrare in preghiera.

Può aiutare la meditazione guidata “Entrare in preghiera“. 


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Vincent Van Gogh: «Sogno di dipingere, poi dipingo i miei sogni».


Ed è proprio come trovarsi davanti ad un sogno dipinto guardare questo quadro.


Un sogno che, come solo i sogni sanno fare, tiene insieme e in equilibrio angosce e visioni. Anche questa tela è stata dipinta dalla Maison de Santé, a Saint-Rémy, dove abbiamo incontrato Vincent il mese scorso, intento a dipingere il “Mandorlo in fiore”. Un convento convertito in ospedale, dove Vincent si era fatto ricoverare volontariamente. Viveva nella sua stanza, ma disponeva anche di una stanza tutta per sé dove dipingere. E dipinse da quella stanza oltre centoquaranta quadri, fra i quali la Notte stellata. Guarda il paesaggio della Provenza dalla finestra Vincent, guarda e medita, guarda e sogna, guarda e dipinge le sue angosce e la bellezza potente del mondo.


Questo capolavoro è letteralmente magnetico.


Ti inchioda con lo sguardo al cielo notturno, blu scuro, che occupa ben più di metà dello spazio. È un cielo impossibile da ritrovare nel mondo reale, con quelle stelle, anime smarrite, che sembrano girare vorticosamente su sé stesse, come gorghi, e che incantano, seducono e nel contempo inquietano. E in questo cielo con i suoi astri troviamo tutto il tormento di van Gogh: una potente raffigurazione di un’anima nuda di fronte al mistero della sua malattia e all’imprevedibilità dei suoi pensieri, ma contemporaneamente abitata da un amore profondo, da un senso di abbandono e di fiducia che gli permettono di aprire lo sguardo a tutta la bellezza della vita e del mondo.


È la grande rappresentazione del Mistero, meravigliosamente affascinante, ma anche così sconvolgente, così imperscrutabile e quindi così angosciante. Il non conosciuto del mondo, il non conosciuto delle sue forze, il non conosciuto della vita e soprattutto della morte. L’ignoto che attrae e sgomenta di Dio; inafferrabile, inconcepibile, Altro dalle nostre immagini e parole, ma nel contempo così presente e così consolante.


È un buio che attrae e sgomenta in cui camminare guardando le luci, anche se vorticose e incontrollabili, restando consapevoli di un villaggio che vive una notte come tante altre, sotto la vita del cosmo che si muove. Dorme, cucina la cena forse, legge libri, culla bambini, riposa dalla giornata, ama, odia, prega… un villaggio occupato nelle piccole cose, in piccoli gesti quotidiani, nel camminare della vita che nasce e che muore.


Vincent continua a vivere la sua vita fatta di notti scure e blu elettrico cercando le luci e guardando al mondo e alla vita. Vincent è un uomo che vive di ricerca e di speranza in un possibile equilibrio di pace e di ordine.

 

Di fronte al Signore, ora, e invocando lo Spirito Santo preghiamo:

 

  • Spirito Santo, aiutaci ad attraversare i momenti di buio facendo memoria dentro di noi di tutto il bene ricevuto, con la fiducia di essere amati e la certezza di essere conosciuti per nome.


  • Spirito Santo, apri i nostri occhi quando sono accecati dalla paura e dalla diffidenza, parla ai nostri cuori e rimettici in cammino.

     

  • Spirito Santo, aiutaci a tenere accesa la fiaccola della speranza che ci è stata donata e a fare di tutto perché ognuno riacquisti la forza e la certezza per guardare al futuro con animo aperto, cuore fiducioso e mente lungimirante.

 

Facciamo silenzio dentro di noi e lasciamo che lo Spirito ci guidi                                (facciamo un tempo di silenzio volendo facendoci accompagnare da  Ludovico Einaudi –




Riflessione

Maria di Magdala, Maria Maddalena, che ha seguito Gesù per tutta la Galilea e fino in Giudea per rimanere poi ferma ai piedi della croce ad assistere a quella morte che sembra mettere fine a tutto. Maria Maddalena che non sembra abbia mai pensato di tornare alla vita di prima. Profondamente innamorata di Gesù, ha una fede profonda, crede davvero in questa strada.

E si trova la morte davanti. Sembra la fine di tutto. Buio.

È mattina presto, il cielo blu scuro della notte e qualche luce lontana. Cosa la muove a quest’ora? La paura di essere vista? Una donna non faceva paura a nessuno. Cosa la muove a quest’ora? Sembra sia mossa solo dal desiderio di tornare lì, di rivederlo in qualche modo al più presto, di esserci. Corre... Corre all’andata, veloce, per arrivare il prima possibile, corre dai discepoli a chiamare aiuto, a dire il suo grido di disperazione quando non Lo trova e probabilmente corre di nuovo al seguito di Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro. Corre, presa da angoscia e da desiderio, mossa da una speranza forse non spenta. E poi resta, mentre i discepoli se ne vanno. Resta, come se ancora non fosse convinta, come se il lumicino di una speranza offuscata dal dolore non le permettesse di accettare quella morte come la fine di tutto. Ricorda forse che Gesù lo aveva loro preannunciato? Che li aveva tutti rassicurati dicendo “Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io ( Gv 14,1-4)

Forse non ricorda, forse non riesce a ragionare, forse non prega neppure..Resta, ma non riesce a vedere i segni, invece evidenti;  i teli piegati per bene a lato , in ordine. Sicuramente nessuno ruba il corpo di un morto, lo sbenda, piega accuratamente il tutto per poi portalo via. Assurdo. Ma Maria Maddalena non vede. Maria Maddalena non vede neppure gli angeli in quei due uomini vestiti di bianco. Cuore chiuso, serrato nel dolore, nello sgomento, nel pensare ad un futuro senza di Lui… Maria Maddalena non vede neppure Gesù nel giardiniere che le parla.

Ma tutta la Bibbia sembra insegnarci che l’esperienza traumatica può essere il luogo generativo della speranza, il luogo ri-orientativo della realtà. Forse potrebbe essere valido anche per ciascuno di noi. Le grandi sofferenze sono il luogo delle grandi “ri-comprensioni” di/del senso, del fondamento, della verità ultima.

E infatti Gesù parla a Maria Maddalena intrappolata e cieca per la paura e per il dolore…. Le parla con calma e la porta a vedere. “Perché piangi?”  È una domanda che dovremmo farci sempre. Perché piango? Perché la morte mi fa così paura? E poi “Chi cerchi?” Cerchi nel corpo di un morto l’amore che hai conosciuto, la vitalità, la pienezza dell’uomo fatto a immagine di Dio? Chi cerchi? È un’altra bella domanda che dovremmo sempre farci. E la chiama per nome. Maria. E Maria volge lo sguardo e Lo vede, finalmente. Quando Gesù ci chiama per nome la Speranza, roccia su cui poggiare, ricompare in noi. Saremo tutti con Lui, saremo tutti insieme, la morte è un passaggio non la fine…..

La Speranza è il dono che Gesù ci fa quando ci chiama per nome ed è una grazia, da chiedere e da accogliere.

E così Maria di Magdala diventa l’Apostola della Speranza. Diventa colei che ha permesso a questo annuncio di arrivare fino a noi, migliaia di anni dopo. “L’ Amore ha vinto la morte. L’Amore vince la morte. Ora e sempre”. Nessuna paura. Dobbiamo solo attraversare il buio. Saldi nella Speranza. E Gesù ci chiamerà per nome, ci rassicurerà di nuovo e ci rimetterà in cammino, ogni volta che il buio tenterà di fermarci con la mano adunca della paura, dello scetticismo, dell’aridità…. Basta farci aprire le orecchie e il cuore dal Signore, fare domande, girarsi e cercare…. E lì Lui ci chiamerà per nome, ridandoci vita. E potremo diventare apostoli della Speranza.


Silenzio .  (facciamo un tempo di silenzio volendo facendoci accompagnare da  Ludovico Einaudi – I giorni https://www.youtube.com/watch?v=Uffjii1hXzU)



Preghiamo insieme a cori alterni  Isaia 53


Chi ha creduto a quello che abbiamo annunciato?

A chi è stato rivelato il braccio del Signore?


Egli è cresciuto davanti a lui come una pianticella,

come una radice che esce da un arido suolo;

non aveva forma né bellezza da attirare i nostri sguardi,

né aspetto tale da piacerci.


Disprezzato e abbandonato dagli uomini,

uomo di dolore, familiare con la sofferenza,

pari a colui davanti al quale ciascuno si nasconde la faccia,

era spregiato, e noi non ne facemmo stima alcuna.


 Noi tutti eravamo smarriti come pecore,

ognuno di noi seguiva la propria via;

ma il Signore ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti.


Maltrattato, si lasciò umiliaree

e non aprì la bocca.

Come l'agnello condotto al mattatoio,

come la pecora muta davanti a chi la tosa,

egli non aprì la bocca.

 

Dopo il tormento dell'anima sua vedrà la luce e sarà soddisfatto;

per la sua conoscenza, il mio servo, il giusto, renderà giusti i molti,

si caricherà egli stesso delle loro iniquità.


Dopo il tormento dell'anima sua vedrà la luce e sarà soddisfatto

Gloria al Padre ...             

    



         

 














Libera condivisione


Padre nostro ....

 

Benedizione


 

Per pregare ancora


Cicely Saunders nasce a Londra il 22 giugno 1918, figlia di famiglia benestante, studia scienze politiche, filosofia ed economia, prima di cambiare repentinamente idea a seguito dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Il  profondo disagio che percepiva nel rimanere impotente mentre il conflitto mondiale infuriava, la spinse a lasciare l’Università, dare gli esami di pronto soccorso ed assistenza domiciliare ai malati presso la Croce Rossa britannica e, infine, prendere il diploma di infermiera. Aveva 19 anni e una domanda: perché il dolore? Da subito è un’infermiera “speciale”: sempre alla ricerca dei più sofferenti, degli scartati, degli “inguaribili”. Frequenta le strutture che si occupano dell’accoglienza ai malati terminali e osserva con sguardo acuto le modalità utilizzate per lenire le sofferenze. Non le bastano. Manca l’uomo al centro, manca la cura. Ma un problema alla schiena le impedisce di fare un lavoro in cui l’impegno fisico è molto alto. Per non abbandonare la cura dei “suoi”malati, Cecily diventa assistente sociale  ed entra a far parte dell'équipe dello St. Thomas's Hospital, struttura specializzata nel trattamento dei pazienti oncologici. Questo percorso di vita va di pari passo con un trasformante percorso di crescita spirituale che la conduce alla conversione. A 35 anni si iscrive a medicina e diventa un medico. Incontra persone che morendo le aprono visioni, David che morendo le lascia qualche soldo, dicendo “io sarò una finestra della tua casa per chi soffre “e nel 1967 fonda il primo Hospice, dove la vita umana che muore è accompagnata nel passaggio. Con dolcezza, con cura, attenzione, presenza. Con Speranza che ogni cosa che accade è per noi.

Scrive

La sofferenza è intollerabile solo quando nessuno se ne cura. L'inganno non è creativo quanto la verità. Noi viviamo al meglio la vita solo se la guardiamo con occhi limpidi, e credo che questo valga anche per l'avvicinarsi alla morte.

“Si può vivere un’intera vita in un attimo… Le ore buone e ricche restano per sempre. Le altre svaniscono in un nulla…”. 

La speranza non ha una spiegazione, è qualcosa che ti fa respirare. Sta dentro le situazioni che viviamo, nelle situazioni al limite.  Dove ci sono persone che tengono accesso un fuoco, fanno bruciare qualcosa che tu pensavi non potesse più dare calore.

 


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