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  • Immagine del redattoreFopponino Milano

Preghiera comunitaria - 3° incontro

Qui puoi trovare il testo della preghiera del terzo incontro di preghiera comunitaria mensile.

Ti aspettiamo martedì 5 dicembre, nell'antica chiesa del Fopponino, alle ore 20.45


Parrocchia S. Francesco d’Assisi al Fopponino

in preghiera


Il perdono,

un cammino di liberazione


“Il figlio dell’uomo” (1964) - René Magritte - Collezione privata

(l'immagine è stata presa dal web, i diritti appartengono al proprietario)


“Il perdono di Dio svela il nostro vero volto”

Martedì 5 Dicembre 2023

Ore 20,45


ENTRIAMO IN PREGHIERA

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

(facciamo un segno della croce ampio, che prenda il nostro corpo come un abbraccio)


Cerchiamo il silenzio nei nostri cuori e nelle nostre menti, ascoltiamo il nostro respiro, la vita che scorre in noi, rilassiamo i muscoli contratti, le tensioni nel viso e nelle mani, lasciamo gentilmente andare i pensieri che ci danno fastidio, ogni volta che tornano. Troviamo una posizione confortevole che ci aiuti a stare, concentrati, con la consapevolezza che siamo alla presenza del Signore, nostro Dio. Diamoci del tempo per far questo. Per trovare il nostro modo vero di stare alla presenza del Signore.


Invochiamo insieme lo Spirito Santo lasciando che lo Spirito parli in noi e per noi.

- Signore, ti preghiamo di darci in dono stasera lo Spirito Santo, per poter orientare tutti noi stessi all’ascolto di Te.

- Signore, aiutaci a far silenzio intorno e dentro di noi, a trovare lo spazio dove stare solo con Te. Donaci la percezione del Tuo sguardo di amore su di noi.


In preghiera, guardiamo ora il quadro e lasciamo che il Signore ci parli anche attraverso le suggestioni che arrivano dall’arte.

Ci accompagna questa sera René Magritte (Lessines, 1898 - Bruxelles 1967), soprannominato “le saboteur tranquille” per via della sua abilità nel riuscire ad insinuare dubbi su ciò che vediamo, nel dare apertura allo sguardo verso le possibilità nascoste, al sogno e all’ “Altro”, dichiarando guerra aperta alla “ragion pura”. È considerato uno dei più grandi esponenti del Surrealismo.

Nel 1963, il buon amico, consigliere e “capo” di Magritte, Harry Torczyner, commissionò un autoritratto dello stesso pittore. Ma per Magritte è impresa ardua; incontra da subito una oggettiva difficoltà nel dipingere sé stesso, una difficoltà che lui stesso definisce come “un problema di coscienza”. Una sorta di fatica nel dipingersi nella sua verità, ad accettarsi per come è veramente.

Nonostante il lavoro, le revisioni e le correzioni, il risultato è il ritratto di un uomo anonimo, con una bombetta e un abito formale, piuttosto fuori contesto rispetto all’ambiente circostante, avulso, a cui Magritte, alla fine, nasconde anche il viso con una mela verde, sospesa in aria. Chi guarda il quadro è costretto ad “immaginare” chi si cela dietro la mela, ad ipotizzare il vero volto di quest’uomo.

L’uso della mela, così come la scelta del titolo, “Il figlio dell’uomo”, appellativo con cui vengono spesso ricordati i profeti nella Bibbia e Gesù stesso nei Vangeli, ha portato ad ipotizzare un riferimento alla tentazione di Adamo nel Giardino dell’Eden. E come per Adamo, dopo il peccato, assistiamo ad un nascondimento dietro alle foglie, alla mela, dietro ciò che hai fatto. Ed è come assistere al sentirsi inaccettabile, fuori posto, senza volto. Nascosto, mascherato.

Che mondaccio, signor Gubbio, che mondaccio è questo! che schifo! Ma pajono tutti... che so! Ma perché si dev’essere così? Mascherati! Mascherati! Mascherati! Me lo dica lei! Perché, appena insieme, l’uno di fronte all’altro, diventiamo tutti tanti pagliacci? Scusi, no, anch’io, anch’io; mi ci metto anch’io; tutti! E dentro siamo diversi! Abbiamo il cuore, dentro, come... come un bambino rincantucciato, offeso, che piange e si vergogna! (Luigi Pirandello Quaderni di Serafino Gubbio operatore)

Attualmente il quadro fa parte di una collezione privata, per questo viene raramente esposto al pubblico. Una delle sue ultime esposizioni pubbliche risale al 2001.


Chiediamo questa sera la grazia di provare sincero dolore per i nostri peccati, pur senza farci bloccare dai sensi di colpa, così da volgerci con rinnovata fiducia e pace verso ciò che siamo chiamati da Dio a diventare, accettati e amati con il nostro vero volto, anche se imperfetto.


- Spirito Santo, donaci la consapevolezza di quanto ci allontana dalla nostra bellezza e verità, il coraggio di confessarlo a noi stessi, al Signore e ai fratelli e l’umiltà di lasciarci amare.


- Spirito Santo permettici di sentire la tenera misericordia del Signore, che ci accoglie come siamo e ci incoraggia a vivere la nostra bellezza.


Facciamo silenzio dentro di noi e lasciamo che lo Spirito ci guidi

(facciamo un tempo di silenzio volendo facendoci accompagnare da Ludovico Einaudi – Experience https://www.youtube.com/watch?v=O9wjmEhMKFw)


Dal Vangelo di Luca 7, 36-39.44-48.50

Uno dei farisei lo invitò a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco una donna, una peccatrice di quella città, saputo che si trovava nella casa del fariseo, venne con un vasetto di olio profumato; e fermatasi dietro si rannicchiò piangendo ai piedi di lui e cominciò a bagnarli di lacrime, poi li asciugava con i suoi capelli, li baciava e li cospargeva di olio profumato.

A quella vista il fariseo che l'aveva invitato pensò tra sé. «Se costui fosse un profeta, saprebbe chi e che specie di donna è colei che lo tocca: è una peccatrice». ( Allora Gesù) volgendosi verso la donna, disse a Simone (il fariseo): «Vedi questa donna? Sono entrato nella tua casa e tu non m'hai dato l'acqua per i piedi; lei invece mi ha bagnato i piedi con le lacrime e li ha asciugati con i suoi capelli. Tu non mi hai dato un bacio, lei invece da quando sono entrato non ha cessato di baciarmi i piedi. Tu non mi hai cosparso il capo di olio profumato, ma lei mi ha cosparso di profumo i piedi. Per questo ti dico: le sono perdonati i suoi molti peccati, poiché ha molto amato. Invece quello a cui si perdona poco, ama poco». Poi disse a lei: «Ti sono perdonati i tuoi peccati». Ed Egli disse alla donna: «La tua fede ti ha salvata; va' in pace!».

Riflessione

Difficile passare dal “noi abbiamo il potere di fermare il male” che abbiamo pregato la volta scorsa, alla realtà del nostro quotidiano, di quello che vediamo accadere intorno a noi. Difficile perché è evidente che le pulsioni distruttive, verso noi stessi, verso il creato o verso il fratello, esistono in noi.

Sono.

I Vangeli però ci propongono moltissimi brani, racconti, parabole che ci dicono del perdono che il Signore ci dà ogni volta, della sua sollecitudine, del suo incoraggiarci, difenderci, spronarci a rimetterci in piedi e a tornare a camminare verso la nostra pienezza. Tantissimi i brani. Forse proprio perché è da qui che dobbiamo partire. Non saremo mai perfetti, nessuno di noi. Ma siamo da sempre molto amati. A noi rendercene conto.

Nel greco del Nuovo Testamento, il termine per peccato è ἁμαρτία, hamartía, che significa “mancare il bersaglio”, “fallire la meta “.

E quale è il bersaglio, la meta? Forse è la felicità dell’essere amati per quello che si è davvero, senza dover indossare maschere, neppure quando abbiamo sbagliato, senza doverci nascondere. Forse è arrivare ad accettare ciò che c’è in noi di ”inaccettabile” perché capaci di farci accogliere e riconoscere da un Altro, al di là di tutte le immagini ideali e malgrado la loro perdita. Il bersaglio è allora certamente divenire colui/colei che sono chiamato ad essere, con serenità, rialzandomi quando cado. Chiedendo perdono.

Perché Dio Padre ci vede per come ci ha creati. “Bello, buono”. Vede le cadute, gli inganni, le strade sbagliate e si dispiace così tanto, che addirittura ci manda suo Figlio per aiutarci a non avere paura, a scoprire il nostro “volto” di figli di Dio. E non può che perdonarci, rivestirci, cercare di liberarci dalle illusioni e dagli inganni. Perché ci ama. È questa immagine di Dio che dobbiamo ritrovare e pregare per poter perdonare, lasciare libero di ripartire chi ha sbagliato strada. Noi stessi prima di tutto. E tutti coloro che incontriamo, poi.

Contempliamo ora in silenzio questo meraviglioso brano.

C’è una donna, di cui non sappiamo il nome, potrebbe essere chiunque.

C’è una donna di cui non sappiamo il peccato, tranne le maldicenze.

Questa donna si toglie la maschera. Decide con coraggio e per amore di togliersi la maschera. Sincero dolore che apre al nuovo.

Si butta ai piedi di Gesù e si lascia andare ad un pianto che è un meraviglioso lavacro, per i piedi del Signore, ma soprattutto per lei stessa. Quelle lacrime che lavano via tutto il male, il dolore, la vergogna che hai dentro. Che ti fanno rinascere come una pianta irrigata. Che dicono la tua consapevolezza che il peccato fa male e la tua volontà di non rifarlo.


E c’è Gesù che, meravigliosamente, si lascia amare, così come lei lo vuole amare. Nessuna parola, nessun rimprovero, nessun consiglio. Si lascia amare.

Che meraviglia poter “tornare” e non avere rimbrotti, negazioni, attacchi, punizioni, consigli. Solo qualcuno che si lascia amare. E ti ama.

E ti difende da ogni voce maligna, che parla fuori o dentro di te, voce maligna che ti sussurra che sei un incapace, che non riuscirai mai a rialzarti, che sei misero e meschino, negativo, irrecuperabile. Che gli altri sono da combattere, che ti devi difendere. Gesù ci difende e incoraggia invece, ci restituisce la nostra immagine di figli di Dio. Che Lui ama, così come siamo.

Perdono.

Silenzio. (facciamo un tempo di silenzio volendo facendoci accompagnare da Ludovico Einaudi – Experience https://www.youtube.com/watch?v=O9wjmEhMKFw)



Preghiamo insieme a cori alterni il Salmo 84


Quanto sono amabili le tue dimore

Signore dell’universo!


L’anima mia anela e desidera

di essere con il Signore

il mio cuore e la mia carne esultano

per il Dio vivente.


Anche il passero trova una casa, o Signore

la rondine un suo nido

dove porre i suoi piccoli, mio Re e mio Dio

vicino ai tuoi altari.


Beato chi abita la tua dimora

canterà sempre le tue lodi


Beato chi trova in te la sua forza

e i tuoi sentieri nel suo cuore.


Passando per la valle del pianto

la cambia in una sorgente,

anche la prima pioggia

l'ammanta di benedizioni.


Cresce lungo il cammino il suo vigore,

finché compare davanti a Dio in Sion.


Beato chi ha fede in te

Signore dell’universo!


Gloria al Padre…


Libera condivisione


Padre nostro ...


Benedizione




Per pregare ancora

Dalla catechesi di papa Francesco in “Fratelli tutti”


Papa Francesco prende come riferimento la parabola del Buon samaritano con l’intento di illuminare il periodo che stiamo vivendo e i nostri atteggiamenti in proposito.” Le nostre molteplici maschere, le nostre etichette e i nostri travestimenti cadono: è l’ora della verità. …nei momenti di crisi la scelta diviene incalzante: possiamo dire che in questo momento chiunque non è brigante e chiunque non passa a distanza, o è ferito o sta portando sulle spalle qualche ferito”. La Parola di Dio non è un manuale di istruzioni pratiche ma ci pone domande capaci di mettere a nudo il nostro cammino. “Vivere da indifferenti davanti al dolore non è una scelta possibile; non possiamo lasciare che qualcuno rimanga ai margini della vita. (68) Il Papa ribadisce che l’atteggiamento di attenzione, di cura e di dono del proprio tempo illustrato dalla parabola ha la sua radice nella legge dell’amore che a partire dai testi più antichi della Scrittura si allarga nel Vangelo a tutta l’umanità, proprio per la comune condizione umana. “perché l’Altissimo, il Padre celeste, fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni (Matteo 5,45). E di conseguenza esige “Siate misericordiosi, come il padre vostro è misericordioso (Luca 6,36) (60). Infatti” è l’amore che rompe le catene che ci isolano e ci separano, gettando ponti; è l’amore che ci permette di costruire una grande famiglia in cui tutti possiamo sentirci a casa…” (62) Ma la parabola del Samaritano ci permette anche di guardare alla nostra storia nella sua complessità e di vederci volta a volta nei vari personaggi “tutti abbiamo qualcosa dell’uomo ferito, qualcosa dei briganti, qualcosa di quelli che passano a distanza e qualcosa del buon samaritano” (69).

Se poi allarghiamo lo sguardo al mondo intero, in particolare ai tanti scenari di guerra della nostra sconvolgente attualità, “c’è bisogno di artigiani di pace disposti ad avviare processi di guarigione e di rinnovato incontro con ingegno e audacia”.

La verità è una compagna inseparabile della giustizia e della misericordia. Tutte e tre unite sono essenziali per costruire la pace e, d’altra parte, ciascuna di esse impedisce che le altre siano alterate” (227).

 

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3.Il perdono di Dio svela il nostro vero volto _5_12_23_Final_1
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