Preghiera comunitaria - 2° incontro anno pastorale 2025-2026
- Fopponino Milano
- 2 giorni fa
- Tempo di lettura: 10 min
Qui puoi trovare il testo della preghiera del secondo incontro di preghiera comunitaria mensile di quest'anno.
Ti aspettiamo martedì 11 novembre 2025, alle 19, nella cripta della chiesa sotto l’altare maggiore
Parrocchia S. Francesco d’Assisi al Fopponino
in preghiera
Sia Fatta la Tua Volontà

“Malinconia, Fregio della vita” (1894-96) - Edvard Munch - Munch-Museet - Oslo
“Una vita in relazione ”
ENTRIAMO IN PREGHIERA
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
(facciamo un segno della croce ampio, che prenda il nostro corpo come un abbraccio)
Ci accompagna questa sera Edvard Munch, il pittore conosciuto per “l’Urlo”, l’artista dell’anima e l’esploratore dell’esistenza umana, che sa dare espressione alle emozioni dipingendo volti a volte esageratamente deformati nella mimica facciale, ma proprio per questo capaci di mostrarci quei sentimenti che spesso celiamo a tutti, con maschere impassibili o sorrisi forzati, o che addirittura non riconosciamo neppure noi, a cui non sappiamo dare un nome.
L’Urlo, come il quadro che ci accompagna questa sera, è parte di un complesso di lavori molto più vasto chiamato Il Fregio della vita su cui l’artista ha continuato a lavorare per tutta la sua esistenza, una sorta di diario spirituale fatto di colori e immagini, rielaborazioni consapevoli delle emozioni provate nella sua vita, trasformate in dipinti a favore di tutti.
Guardiamo ora il quadro che ci accompagna. Un uomo solo, seduto un poco ricurvo su sé stesso, su una spiaggia rocciosa, di fronte al mare.
C’è quasi totale silenzio, forse un leggerissimo sciabordio dell’acqua che avanza e si ritrae senza fragore e senza onde, in moto continuo. Non c’è vento, nessun uccello visibile e le uniche persone che scorgiamo sono così lontane da non poterne udire le voci. Silenzio... e l’uomo si ritrova solo con sé stesso, con Dio e con la creazione.
Dovrebbe goderne… ma invece sembra triste, rinchiuso in sé stesso, senza spazio per guardare la meraviglia che ha intorno, in ascolto di qualcosa che noi non vediamo. C’è ancora una radio accesa nella sua testa, la stazione radiofonica NST: Non Stop Thinking (Incessante Pensare).
E così “fallisce” il suo fine, quello di stare nella lode e nella riverenza di Dio e di tutto quanto è creato per lui.
Quando facciamo silenzio fuori da noi, questo “incessante pensare” diventa più attivo che mai, perché non ha appoggi esterni a cui agganciarsi, non ha voci, musica e rumori che lo tengano occupato.
Nel silenzio “esteriore” che abbiamo cominciato a fare nel mese passato, cominciano a parlare i nostri pensieri più profondi, pensieri che a volte neppure riconosciamo perfettamente, ma che ci distolgono dal vero silenzio, da quello spazio di vuoto dove Dio può parlare. E spesso ci tolgono anche la pace.
È questo un momento delicato, preziosissimo, un momento importante, da usare per guardarci con gli occhi di Dio e lasciare che Lui ci guardi.
I pensieri arrivano come uccelli veloci in picchiata e così se ne vanno. La nostra mente non è in grado di stare senza pensiero. È normale. E il silenzio non può essere assenza di pensiero, perché non ne siamo capaci. Ma possiamo guardarli i nostri pensieri anziché subirli, possiamo essere in ogni istante consapevoli che c’è un pensiero che ci/mi attraversa e dargli un nome, qui, davanti al Signore. Ed è già preghiera questa intenzionalità di restare con Lui.
C’è qualcosa che disturba il mio stare qui in silenzio? Cos'è? Da dove viene il rumore dentro di me? A volte è il rimpianto, o la nostalgia, un dispiacere, una rabbia antica che non mi lascia. È facile finire rinchiusi nella prigione del passato.
A volte invece sono i pensieri sul futuro, le ansie, i timori per quello che accadrà, il bisogno di cercare una soluzione anticipata, di tenere tutto sotto controllo. E anche questa è una trappola, tanto quanto quella del restare vincolati al passato.
A volte è proprio il presente, la paura di stare, quel senso di inefficienza, di inutilità, di mancanza, quel senso di vuoto.
E poi ci sono le aspettative… anche adesso, su questo momento di preghiera. Ci aspettiamo qualcosa, da noi stessi in primis, abbiamo pre-determinato quella che dovrebbe essere la “buona riuscita” di questo momento.
Ma pregare è entrare in dialogo con Dio. E un dialogo non è pre-determinabile. Pregare è permettere che questo dialogo avvenga e perché questo avvenga io devo poter accogliere il presente, questo attimo, così come è. Perché Dio sta nel presente. A questo serve il “silenzio”. A tornare in ogni momento qui ed ora, a guardarmi per come sono e per come mi guarda Dio ed aprirmi a Lui. Non ci sono copioni da seguire.
Proviamo, con esercizio, con lo stesso esercizio e volontà che abbiamo messo nel fare silenzio “fuori” di noi, a tornare ogni momento al presente, qui e ora, in questa cappella, in questo luogo dove sono con altri, in silenzio, dove sono venuto camminando, uscendo di casa, perché io desidero incontrare Dio. E Dio è qui che aspetta.
Possiamo usare il nostro respiro, o anche un qualsiasi rumore che ci disturba ma ci permettere di essere consapevoli dei nostri pensieri vaganti. È un aiuto… Ci fa vedere che siamo in viaggio per chissà dove anziché essere qui. Con umiltà, con benevolenza, con pazienza, guardiamo allora il pensiero che ci attraversa, diamogli un nome, salutiamolo o offriamolo al Signore e torniamo qui. In silenzio.
Questo esercizio, nel tempo, con allenamento, ci porterà ad essere sempre più presenti e a poter davvero ascoltare l’Altro.
Di fronte al Signore, ora, e invocando lo Spirito Santo preghiamo:
“Io entro nel silenzio, Signore. Mi lascio abbracciare dal silenzio e dal vuoto. Concedimi la pace e il tempo per ascoltare, meditare e riflettere la Tua luce. Apri i miei occhi e la mia mente alla verità che mi circonda. Aiutami a vedere che ogni cosa che la vita mi offre è un Tuo dono perché io possa arrivare alla mia compiutezza. Rimango in silenzio, con la mente aperta e il cuore guarito. Mi lascio riempire dalla Tua pace, dal Tuo amore. Mi siedo in silenzio e con il mio respiro, mi riconnetto al mio essere interiore, al mondo che è stato da Te creato intorno a me e Ti cerco.
Oggi, io scelgo di fare silenzio”.
Facciamo silenzio dentro di noi e lasciamo che lo Spirito ci abiti
Prima di entrare nel testo della Parola di questa sera, invochiamo insieme lo Spirito Santo
*Spirito Santo aiutaci a vivere in pienezza la nostra vita, i piedi saldamente a terra, le mani che lavorano e curano, la testa e il cuore appesi al Cielo e a Te, consapevoli di essere veramente vivi solo quando in relazione con ogni fratello.
*Spirito Santo apri la strada della Parola perché penetri nel nostro cuore indurito, a turbare e spronare, a guarire e consolare. Dacci la Sapienza che viene dall’ ascolto perché possiamo comprendere la Tua volontà sui nostri giorni.
Riflessione
Leggiamo questa sera il secondo dei due racconti riportati nella Bibbia sulla creazione.
Il primo racconto termina a Genesi 2,4a e a Genesi 2,4b, senza neppure un “andare a capo”… si ricomincia da capo! Perché la Bibbia non censura … Non sceglie una versione piuttosto che un’altra, ma ci offre della creazione ben due versioni, una subito dopo l’altra, in una sorta di lettura unica, due angolazioni diverse dello stesso evento. Due racconti che non coincidono perfettamente … ma, si è mai vista una “ispirazione” dettata da Dio precisamente nei dettagli? Sarebbe possibile per ognuno di noi raccontare un’esperienza mistica o anche una grande esperienza di amore o un sogno, con dettaglio minuzioso e precisione su ogni particolare? E se fossero identiche (come se trovassi 4 Vangeli identici) non avrei il serio dubbio di trovarmi di fronte ad una serie di “furbi” che si sono messi d’accordo su di una versione indiscutibile, come i falsi testimoni ai processi truccati? E invece, meraviglia, posso ascoltare come Dio ha parlato ad ognuno e quindi sperare di poter ascoltare anche come parla a me, ora.
Veniamo immersi qui in un ambiente arido e brullo, a differenza di quello che ci si presentava nel primo racconto dove l’acqua aveva lo spazio maggiore. Evidentemente i due racconti sono stati ispirati a persone che vivevano in luoghi molto diversi da cui ognuno parte perché è ciò che un uomo conosce.
E mentre il primo racconto ci dà una visione globale, come dall’alto, un grandangolare, questo racconto fa uno zoom in avanti e affonda lo sguardo sull’umanità. Allora forse il primo racconto ci vuole dire della volontà di Dio sul creato tutto mentre qui più specificatamente su di noi.
Come nel primo racconto l’uomo proviene ed è legato alla terra a doppio nodo, vive della terra che a sua volta dipende da a lui per fiorire e produrre frutti; una terra da coltivare e di cui si può mangiare di tutto ma NON TUTTO (ce ne rendessimo conto !!!). Ma è legato altrettanto strettamente a Dio, al Suo soffio vitale, al Suo Spirito che lo permea e lo fa essere vivo e umano… umano, quanto dovremmo meditare su questo concetto oggi. L’umanità si esprime nella sua pienezza solo quando sa stare legata alla terra e al cielo contemporaneamente, al suo corpo mortale e al trascendente, in una relazione serrata e continua, in una sana e meravigliosa tensione che è necessaria alla sua stessa definizione.
Anche qui i comandi e i limiti dati all’umanità sono i medesimi del primo racconto. Ritornano le parole sul cibo, sui compiti e sui limiti. L’armonia nell’universo (Gen 1) come nel giardino (Gen 2), dipende dalla scelta dell’umano di dominare o no l’animalità e di assumere o no il limite posto da Dio quando dà il cibo. Mangerete di tutto, ma non tutto. Comandi dati per il nostro bene, che sono indiscutibili perché solo a Dio è dato di vedere cosa è bene per noi. Volersene impossessare, decidere di infrangere i comandi, è rifiutare la benedizione e autoinfliggerci il nostro male.
Il limite che Dio impone è una benedizione!! Una benedizione data insieme ai suoi doni (il cibo e l’ordine delle cose). Il limite è ciò che permette una vita piena e sana. Il limite è qualcosa da imparare e da apprezzare , è una chiamata alla vita, non una limitazione di essa.
Ma a questo punto, guardando questa creazione che finora è stata celebrata e definita come bella, buona, Dio dice che c’è qualcosa che “non è bene, non è buono”, ci mette in guardia.
Non è bene che l’uomo sia solo.
Nell’equilibrio di tensioni che definiscono una vera umanità c’è un terzo polo, una terza relazione che strappa l’uomo dal “non-bene”. Qualcuno “altro” da noi, qualcuno che ci “corrisponda”, che in ebraico significa che sia alla mia altezza, che mi stia di fronte (e anche contro), qualcuno con cui ci si possa guardare negli occhi... Qualcuno che io riconosca ma che possa anche riconoscermi, controbattermi, mi stia faccia a faccia.
E Dio fa calare un torpore sull’adam e da un suo “lato” ne trae l’altro. Il Signore Dio copre con un velo di non conoscenza l’origine della donna rendendo impossibile il poter mai avere accesso totale all’origine e all’interiorità di un altro.
La possibilità di una relazione in cui veramente uno stia di fronte all’altro va di pari passo con una certa mancanza di conoscenza, con il rispetto del mistero di chi mi sta di fronte. Questo è il “prezzo” da pagare perché ci sia uguaglianza e relazione vera.
Restiamo allora questa sera a contemplare come il Signore ci ha desiderati... felici e in relazione. Contempliamo questa umanità creata per divenire veramente e totalmente umana, ad immagine di Dio. Trinitaria.
In relazione sempre, in equilibrio stabile e vivo con le sue tre relazioni fondanti; sé stesso, corpo e terra, Dio e il Suo Spirito in noi, e l’altro, fratello, confronto, amico e a volte nemico.
Silenzio . (facciamo un tempo di silenzio volendo facendoci accompagnare da Ludovico Einaudi – I giorni https://www.youtube.com/watch?v=Uffjii1hXzU)
Preghiamo insieme il salmo 128
Beato l'uomo che teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Ti nutrirai del lavoro delle tue mani,
sarai beato e nel bene.
La tua sposa è come vite feconda
nell'intimo della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d'ulivo
intorno alla tua tavola.
Ecco come è sarà benedetto l’uomo
che teme il Signore.
Il Signore ti benedica da Sion
ogni giorno della tua vita
tu vedrai il bene di Gerusalemme e i figli dei tuoi figli.
Sia pace su Israele!
Beato l'uomo che teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Gloria al Padre …
Libera condivisione
Padre nostro ...
Che il Signore ci benedica e ci dia pace.
Amen
Per pregare ancora
Il tuo prossimo
è lo sconosciuto che è in te, reso visibile.
Il suo volto si riflette
nelle acque tranquille,
e in quelle acque, se osservi bene,
scorgerai il tuo stesso volto.
Se tenderai l'orecchio nella notte,
è lui che sentirai parlare,
e le sue parole saranno i battiti
del tuo stesso cuore.
Non sei tu solo ad essere te stesso.
Sei presente nelle azioni degli altri uomini,
e questi, senza saperlo,
sono con te in ognuno dei tuoi giorni.
Non precipiteranno
se tu non precipiterai con loro,
e non si rialzeranno se tu non ti rialzerai.
(Kahlil Gibran- Tratto da: "Il profeta")
Bibliografa per leggere e pregare di più
Thich Nath Hanh - il Silenzio
Fratelli Tutti – Enciclica di Papa Francesco.



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