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Il Fopponino - 12 novembre 2023


Prima domenica di AVVENTO

12 novembre 2023

IV Settimana Diurna Laus


Domenica 12 novembre: Prima di AVVENTO


"La venuta del Signore"


“Ascoltiamo una bella promessa che ci introduce nel tempo di Avvento: “il Signore vostro verrà” (Mt 24,42). Questo è il fondamento della nostra speranza, è ciò che ci sostiene anche nei momenti più difficili e dolorosi della nostra vita: Dio viene, Dio è vicino e viene. Non dimentichiamolo mai! Sempre il Signore viene, il Signore ci fa visita, il Signore si fa vicino, e ritornerà alla fine dei tempi per accoglierci nel suo abbraccio..


Teniamo conto di questo: Dio è nascosto nella nostra vita, sempre c’è, è nascosto nelle situazioni più comuni e ordinarie della nostra vita. Non viene in eventi straordinari, ma nelle cose di ogni giorno. Lui è lì, nel nostro lavoro quotidiano, in un incontro casuale, nel volto di una persona che ha bisogno, anche quando affrontiamo giornate che appaiono grigie e monotone, proprio lì c’è il Signore, che ci chiama, ci parla e ispira le nostre azioni.


Fratelli e sorelle, in questo tempo di Avvento lasciamoci scuotere dal torpore e svegliamoci dal sonno! E la Vergine santa, donna dell’attesa, che ha saputo cogliere il passaggio di Dio nell’umile e nascosta vita di Nazaret e lo ha accolto nel grembo, ci aiuti in questo cammino di essere attenti per aspettare il Signore che è fra noi e passa”.


PAPA FRANCESCO, Angelus, 27 novembre 2022

 

A margine del Vangelo di Marco 13


"Effimero ed eterno"


Stiamo vivendo un tempo inquietante: un tempo pieno di conflitti, pieno di insidiosi attentati terroristici, pieno di insicurezza e di angoscia per ciò che può accadere. Valori e ordinamenti finora solidi sono sconvolti; molte persone hanno smarrito l’orientamento. Per molti contano ancora soltanto il consumo e il profitto privato del momento.

Per noi cristiani ogni anno il tempo dell’Avvento significa una pausa, per fermarci e prendere di nuovo coscienza di ciò che ci sorregge e ci sostiene, di ciò che dà alla nostra vita senso e direzione. Dei testi biblici che vengono letti nella liturgia della Chiesa nel tempo di Avvento fanno parte le visioni apocalittiche sulla “fine del mondo”. Il capitolo 13 del Vangelo di Marco dipinge un quadro di terrore: sole e luna si oscureranno, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Queste immagini derivano da una concezione del mondo propria del passato, ma esse dicono anche oggi qualcosa di decisivo: il nostro mondo non è eterno e nulla, in questo mondo, è eterno. Gli ordinamenti apparentemente sicuri, su cui noi per lo più facciamo affidamento, sonoeffimeri. Il grandioso sistema del mondo e i grandiosi sistemi di questo mondo un giorno crolleranno. Su di essi non si può fare affidamento in modo definitivo.

Non abbiamo forse vissuto già spesse volte proprio questo? Nel tempo della nostra vita sono caduti il muro di Berlino e la cortina di ferro, e con essi sono svaniti l’imperium dell’Unione Sovietica e l’ideologia del comunismo.

Il capitolo 13 del Vangelo di Marco, tuttavia, non termina con un messaggio di terrore. Esso ci dice piuttosto ciò che rimane, su che cosa si può fare affidamento, su che cosa possiamo costruire in modo duraturo la nostra vita: “Cielo e terra passeranno, ma le mie parole non passeranno”. La parola di Dio rimane per l’eternità. Dio, infatti, è fedele; su di lui possiamo fare affidamento. Sulla sua parola si può costruire. La parola di Dio è soprattutto una parola di promessa e di speranza. Essa ci dice: Dio è il Signore del mondo e della storia. Egli ne tiene le fila nelle sue mani.

Nel nostro tempo, in cui molte persone sono deluse dalla vita e la speranza è diventata merce rara, tempo in cui dominano la delusione lo scoraggiamento e la rassegnazione, noi cristiani possiamo essere persone dell’Avvento, sì, persone di fiducia, testimoni di speranza. Senza speranza, infatti, nessuno può vivere: nessuna persona singola, nessun popolo e meno che mai la Chiesa. Dobbiamo testimoniare che la vita e il mondo non corrono verso il vuoto, bensì vanno a sfociare nel Regno di Dio”.


Walter Kasper, Cardinale e teologo


 


Novembre .. ecco una poesia che tutti abbiamo imparato, chi negli anni delle Elementari chi alle Medie o alle Superiori alle prese con quell’estroso ed “esagerato” personaggio di Giosuè Carducci. Pur nel velo di una certa tristezza il testo mantiene un andamento quasi allegro, invitante a fare festa: sì la festa di san Martino. Buon ripasso di un comune ricordo…


San Martino

La nebbia a gl’irti colli piovigginando sale,

e sotto il maestrale urla e biancheggia il mar.


Ma per le vie del borgo dal ribollir de’ tini

va l’aspro odor de i vini l’anime a rallegrar.


Gira su’ ceppi accesi lo spiedo scoppiettando:

sta il cacciator fischiando su l’uscio a rimirar.


Tra le rossastre nubi stormi di uccelli neri,

com’esuli pensieri nel vespero migrar.


(Giosuè Carducci, 8 dicembre 1883 )


 



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