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Il Fopponino - 3 settembre 2023

Aggiornamento: 23 set 2023



3 settembre 2023: all’inizio del nuovo Anno Pastorale


A luglio, nell’ultimo numero del nostro “IL FOPPONINO”, ci siamo salutati con un testo di padre Francesco Piloni, amico di Chiara Corbello Petrillo, che ci invitava, attraverso “la regola delle 3 P”, a praticare piccoli passi possibili, cioè a “renderti credente, ogni giorno, con quello che tu devi affrontare”.

Ora ricominciamo la comunicazione di quest’anno con un testo tratto dal libro “Ciò che inferno non è” di Alessandro D’Avenia. E’ il racconto, un po’ romanzato, del suo rapporto con don Pino Puglisi, prete ucciso dalla mafia siciliana e ora beatificato dalla Chiesa, che fu per lo studente Alessandro, al tempo del Liceo, il suo professore di Religione Cattolica. L’autore raccoglie ed enume-rai i rimpianti di un uomo “quando sta per morire”, ma “don Pino non rimpian-ge nessuna di queste cose. Le ha avute tutte nell’amore”.

Oggi ti ripresento, con la breve inquadratura iniziale, il primo rimpianto (nel prossimo IL FOPPONINO ti offrirò tutti e 5 i rimpianti): mi pare una buona e utile premessa, a mo’ di consiglio, per i tuoi e miei piccoli passi possibili che ci auguriamo e ci impegniamo a realizzare.

Buona lettura e meditazione, e pure “buon inizio d’anno pastorale”.

don Serafino



Il primo passo possibile

“Cinque sono le cose che un uomo rimpiange quando sta per morire. E non sono mai quelle che consideriamo importanti durante la vita. Non saranno i viaggi confinati nelle vetrine delle agenzie che rimpiangeremo, e neanche una macchina nuova, una donna o un uomo da sogno o uno stipendio migliore.

No, al momento della morte tutto diventa finalmente reale.

E cinque le cose che rimpiangeremo, le uniche reali di una vita.

La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni, ma prigionieri delle aspettative degli altri.

Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili o ab-biamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda, dalle false attese nostre, per curare magari il risentimento di ferite mai affrontate. La maschera di chi si accontenta di essere amabile. Non amato”.

Alessandro D’Avenia


Da CIÒ CHE INFERNO NON È (pag. 287)




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