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  • Immagine del redattoreFopponino Milano

Preghiera comunitaria - 4° incontro

Qui puoi trovare il testo della preghiera del quarto incontro di preghiera comunitaria mensile.

Ti aspettiamo martedì 9 gennaio 2024, in Chiesa, alle ore 20.45


Parrocchia S. Francesco d’Assisi al Fopponino

in preghiera


Il perdono,

un cammino di liberazione

L’impero delle luci” (1954) - Magritte, Museo reale delle belle arti del Belgio, Bruxelles.

(l'immagine è stata presa dal web, i diritti appartengono al proprietario)


“Il perdono, inversione dello sguardo"  

Martedì 9 Gennaio 2024

Ore 20,45


ENTRIAMO IN PREGHIERA

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo

(facciamo un segno della croce ampio, che prenda il nostro corpo come un abbraccio)


Cerchiamo il silenzio nei nostri cuori e nelle nostre menti, ascoltiamo il nostro respiro, la vita che scorre in noi, rilassiamo i muscoli contratti, le tensioni nel viso e nelle mani, lasciamo gentilmente andare i pensieri che ci danno fastidio, ogni volta che tornano. Troviamo una posizione confortevole che ci aiuti a stare, presenti a noi stessi e al Signore, nostro Dio.


Invochiamo insieme lo Spirito Santo lasciando che lo Spirito parli in noi e per noi.


  • Signore, ti preghiamo di darci in dono stasera lo Spirito Santo, per poter orientare tutti noi stessi all’ascolto di ciò che vorrai sussurrare a ciascuno di noi. Aiutaci a far silenzio intorno e dentro di noi, a trovare lo spazio dove stare solo con Te. Donaci la percezione del Tuo sguardo di amore su di noi.


Ci accompagna anche questa sera, René Magritte (Lessines, 1898 - Bruxelles 1967), “le saboteur tranquille”, che ci spinge con i suoi dipinti a ribaltare le nostre prospettive, a dare apertura allo sguardo verso possibilità altre, al di là della nostra “buona coscienza” e ragionevolezza. Ci aiuterà a pregare questa sera un brano dove Gesù stesso ribalterà lo sguardo di Pietro, rivedrà il concetto di “giustizia”, invitandoci a fare lo stesso.

“L’impero delle Luci” è il titolo di una serie di opere di René Magritte, realizzate tra l’inizio degli anni '40 e la prima metà degli anni '60.

Diciassette dipinti a olio e sette a tempera. Diciassette dipinti e sette tempere! Un lavoro immenso. Una meditazione evidentemente lunga, forse travagliata, un parto artistico potremmo dire. Che esita in una con-versione dello sguardo. Magritte stesso racconta la genesi di questi dipinti: «All’inizio volevo rappresentare un paesaggio in pieno sole sotto un cielo notturno. L’ho dipinto e ridipinto più volte fino al disincanto; un fallimento! Un amico mi ha suggerito di intitolarlo Il salotto di Dio. …. E ho sentito che potevo solo “pensare” ad un paesaggio soleggiato sotto un cielo notturno, ma non riprodurlo. Dipingere quella immagine non era possibile, non è possibile se non si è “un Dio”. Ho abbandonato il progetto… ma poi l’ho ripreso cambiando sguardo, per quello che io uomo posso fare. Ecco il risultato: un paesaggio notturno sovrastato da un cielo pieno di luce.”

Questo è il meraviglioso risultato che contempliamo questa sera. La rappresentazione di un mondo che anche quando nell’oscurità, ha sempre un cielo pieno di luce che lo sovrasta e lo contiene. Una presa di coscienza. La luce ci viene dall’alto. Non possiamo essere noi luce.

Spesso è necessario invertire il nostro sguardo e abbandonare le nostre salde certezze per poter vedere la bellezza e l’amore che ci circonda.


Ci può accompagnare questa sera la coraggiosa umiltà di Magritte nell’invertire il suo sguardo, nel ricercare il non visto e nel superare gli schemi che per nostra cultura e limitatezza sono tutti e solo nostri.

E così ribaltando la prospettiva possiamo uscire dall’abitudine del già visto e saputo, del “giusto” e normato e poter stupirci per un nuovo sguardo sulla realtà diventata nuova. Forse più vera.


  • Spirito Santo donaci occhi che sappiano riconoscere il nostro debito di Luce, verso tutti e tutto e facci la grazia di avere la Speranza in un mondo dove vedremo “misericordia e verità incontrarsi e giustizia e pace baciarsi”

  • Spirito Santo, donaci la grazia di saper perdonare l’imperdonabile, perché Dio ha perdonato l’imperdonabile in noi.

  • Spirito Santo aiutaci a essere “giusti” senza misura, senza essere giustizieri.

  • Spirito Santo donaci la consapevolezza delle nostre pulsioni distruttive, così che possiamo trasformarle volutamente in intenzioni di bene.

Facciamo silenzio dentro di noi e lasciamo che lo Spirito ci guidi (facciamo un tempo di silenzio volendo facendoci accompagnare da Ludovico Einaudi – Experience https://www.youtube.com/watch?v=O9wjmEhMKFw)

Dal Vangelo di Matteo 18, 21-35 Allora Pietro gli si avvicinò e gli disse: «Signore, quante volte dovrò perdonare al mio fratello, se pecca contro di me? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette, ma fino a settanta volte sette. A proposito, il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Incominciati i conti, gli fu presentato uno che gli era debitore di diecimila talenti. Non avendo però costui il denaro da restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, con i figli e con quanto possedeva, e saldasse così il debito. Allora quel servo, gettatosi a terra, lo supplicava: Signore, abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa. Impietositosi del servo, il padrone lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò un altro servo come lui che gli doveva cento denari e, afferratolo, lo soffocava e diceva: Paga quel che devi! Il suo compagno, gettatosi a terra, lo supplicava dicendo: Abbi pazienza con me e ti rifonderò il debito. Ma egli non volle esaudirlo, andò e lo fece gettare in carcere, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quel che accadeva, gli altri servi furono addolorati e andarono a riferire al loro padrone tutto l'accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell'uomo e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto il debito perché mi hai pregato. Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te? E, sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non gli avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il mio Padre celeste farà a ciascuno di voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello»

Riflessione

Stasera come Pietro, proviamo a domandare… “Ma Signore, quante volte devo allora perdonare a mio fratello, quante volte devo benedirlo ancora?”

Pietro è un ebreo fedele, ha bene in mente cosa chiede la Torah. La “legge” pone un limite alla vendetta con la regola del taglione e vieta anche l'odio per il fratello e la vendetta. Occhio per occhio, non di più. Regole per una pacifica convivenza. Pietro ha anche in mente che un buon ebreo perdona fino a 3 volte. E rilancia proponendone 7! Gli sembra tanto.

Ma Gesù gli risponde con una frase, che forse a noi può sembrare strana e senza senso. Ma non a Pietro, ebreo osservante che ben conosce le scritture. Pietro avrà capito. Gesù cita una frase di Lamec, discendente di Caino che promette una vendetta terribilmente illimitata. “.. porgete l'orecchio al mio dire. Ho ucciso un uomo per una mia scalfittura e un ragazzo per un mio livido. 7 volte sarà vendicato Caino, ma Lamec 70 volte 7” (Gn 4,23-24).

Gesù sta solo facendo osservare quello che accade nella storia, da sempre, nel cuore degli uomini, da sempre. Se mi bombardano un ospedale io ne bombardo quattro; se “mi” violentano la figlia, io uccido il colpevole; se mi tradiscono, io giuro lenta e fredda vendetta fino all’omicidio; se mi umiliano, medito per giorni su come fargliela pagare, se … Perché così capiranno!

Siamo fatti così, abbastanza così. E se anche non lo agiamo, dentro di noi torniamo 70 volte 7 a pensare con rancore a quanto ci è stato fatto e a come “farci valere”, a come “fare giustizia”.

E Gesù propone a Pietro una “inversione di sguardo”: quello che faremmo per vendetta, per rancore, anche per dolore certamente, facciamolo per amore.

Invece che vendicarti 70 volte 7, perdona 70 volte 7...

Gesù propone uno sguardo sulla giustizia che ha una luce dall’alto, che non va ad equiparare i torti, a misurare il dovuto. Propone una giustizia più profonda che va oltre la legge, non perché trascura la legge. Gesù non trascura mai la legge né la giustizia. “E’ quella giustizia che si chiama del perdono, che non dà a ciascuno il suo, ma che si sente in debito con ognuno di ciò di cui l’altro manca. Col povero sei in debito del pane, con lo sprovveduto sei in debito dell’aiuto, con l’avversario sei in debito della riconciliazione, con lo smarrito sei in debito della ricerca, con il piccolo sei in debito dell’accoglienza, col colpevole sei in debito addirittura della correzione․․. (E. Bonino s.a.). Una giustizia “eccessiva”, decisamente eccessiva quella che propone Gesù. E allora per aiutarci a comprendere il Regno di Dio, ci racconta una parabola.

Il servo deve al padrone 10.000 talenti. 10.000 talenti. La cifra più grande in lingua greca e la misura più grande. Quanto ha mandato in “bancarotta” i persiani. 360 tonnellate di oro o di argento. 60.000.000 di stipendi quotidiani di un “vignaiolo “. 200.000 anni di lavoro. Senza spendere nulla, ovviamente !!! 😊 Oppure la vendita di madre, padre, moglie, figli, nipoti, bestiame, case e ogni altro possedimento e la tua stessa vita, come schiavo. Un debito eccessivo!

Questo è ciò che è stato con-donato ad ognuno di noi. L’aria, il mondo, la vita. Il respiro, l’intelligenza… Ognuno ci metta il suo. Senza chiederci nulla in cambio se non di prenderci cura del creato (e quindi delle creature) per rendere questo mondo un mondo bellissimo. Il Regno di Dio. Non rispettare questo patto ha una “pena”. La pena è la nostra dannazione, il male che vediamo intorno…

Cominciamo dai nostri “fratelli” come ci suggerisce questa sera Gesù: la nostra famiglia, gli amici, la comunità. Cominciamo dal quotidiano. Non perché siamo “bravi”, non perché siamo eroici, ma perché ci rendiamo conto che non possiamo disegnare un mondo in cui la luce siamo noi. Prendiamo tutta la luce e i doni che ci sono stati con-donati e con-doniamo a nostra volta. Silenzio (facciamo un tempo di silenzio volendo facendoci accompagnare da Ludovico Einaudi – Experience https://www.youtube.com/watch?v=O9wjmEhMKFw)


Preghiamo insieme a cori alterni il Salmo 25


A te, Signore, elevo l'anima mia, Dio mio, in te confido: non sia confuso! Non trionfino su di me i miei nemici!

Fammi conoscere, Signore, le tue vie, insegnami i tuoi sentieri.

Guidami nella tua verità e istruiscimi, perché sei tu il Dio della mia salvezza.


Non ricordare i peccati della mia giovinezza: ricordati di me nella tua misericordia, per la tua bontà, Signore.


Buono e retto è il Signore, la via giusta addita ai peccatori;

 guida gli umili secondo giustizia, insegna ai poveri le sue vie.


Tutti i sentieri del Signore sono verità e grazia per chi osserva il suo patto e i suoi precetti.

Per il tuo nome, Signore, perdona il mio peccato anche se grande.


Il Signore si rivela a chi lo teme, gli fa conoscere la sua alleanza.

 Tengo i miei occhi rivolti al Signore, perché libera dal laccio il mio piede.


Gloria al Padre …

Libera condivisione


Padre nostro ...


Benedizione




Per pregare ancora Dalla catechesi di papa Francesco in “Fratelli tutti”


Perdono senza dimenticanze 250. Il perdono non implica il dimenticare. Diciamo piuttosto che quando c’è qualcosa che in nessun modo può essere negato, relativizzato o dissimulato, tuttavia, possiamo perdonare. Quando c’è qualcosa che mai dev’essere tollerato, giustificato o scusato, tuttavia, possiamo perdonare. Quando c’è qualcosa che per nessuna ragione dobbiamo permetterci di dimenticare, tuttavia, possiamo perdonare. Il perdono libero e sincero è una grandezza che riflette l’immensità del perdono divino. Se il perdono è gratuito, allora si può perdonare anche a chi stenta a pentirsi ed è incapace di chiedere perdono. 251. Quanti perdonano davvero non dimenticano, ma rinunciano ad essere dominati dalla stessa forza distruttiva che ha fatto loro del male. Spezzano il circolo vizioso, frenano l’avanzare delle forze della distruzione. Decidono di non continuare a inoculare nella società l’energia della vendetta, che prima o poi finisce per ricadere ancora una volta su loro stessi. Infatti, la vendetta non sazia mai veramente l’insoddisfazione delle vittime. Ci sono crimini così orrendi e crudeli, che far soffrire chi li ha commessi non serve per sentire che si è riparato il delitto; e nemmeno basterebbe uccidere il criminale, né si potrebbero trovare torture equiparabili a ciò che ha potuto soffrire la vittima. La vendetta non risolve nulla. 252. Neppure stiamo parlando di impunità. Ma la giustizia la si ricerca in modo adeguato solo per amore della giustizia stessa, per rispetto delle vittime, per prevenire nuovi crimini e in ordine a tutelare il bene comune, non come un presunto sfogo della propria ira. Il perdono è proprio quello che permette di cercare la giustizia senza cadere nel circolo vizioso della vendetta né nell’ingiustizia di dimenticare.

 





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