Preghiera comunitaria - 8° incontro
- Fopponino Milano
- 2 mag
- Tempo di lettura: 8 min
Qui puoi trovare il testo della preghiera dell'ottavo e ultimo incontro di preghiera comunitaria mensile di quest'anno.
Ti aspettiamo martedì 6 maggio 2025, alle 19, nella cripta della chiesa sotto l’altare maggiore
Parrocchia S. Francesco d’Assisi al Fopponino
in preghiera
La Speranza non delude

“L’olio che alimenta la Speranza”
ENTRIAMO IN PREGHIERA
Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
(facciamo un segno della croce ampio, che prenda il nostro corpo come un abbraccio)
Usiamo qualche tempo per entrare in preghiera.
Può aiutare la meditazione guidata “Entrare in preghiera“.
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“Viandante sul mare di nebbia”, Caspar David Friedrich.
Viandante. Colui che va camminando per strade poco battute. È un uomo colto nell’atto dell’andare, non è detto nel termine verso dove o per quale ragione. Ci è detto solo il suo atto dell’andare.
Sul/davanti al mare di nebbia. Siamo in montagna ma viene menzionato il mare a dire l’immensità di questa distesa di nebbia.
Montagne innevate, grandi foreste silenziose e sconfinate distese marine, colline e pianure, cieli, nuvole o anche l’esterno di una finestra, sono l’immensità del creato di fronte a cui Caspar, nelle sue opere, volge il suo e il nostro sguardo e di fronte a cui non si può che sentirsi piccoli.
Caspar Friedrich (1774-1840), nasce in Pomerania, una regione a nord est dell’Europa, parte della Germania ai tempi, che si affaccia sul Mar Baltico. Figlio di un fabbricante di candele, Caspar ha una vita precocemente segnata dalla morte che incide profondamente sulla sua personalità. Orfano di madre a soli 6 anni, perde poi in pochi anni due sorelle e il fratello, che muore affogato nel tentativo di salvare proprio lui, caduto in acqua per la rottura della lastra di ghiaccio su cui pattinava. La morte, gli interrogativi sull’eternità, sul mondo e su Dio segnano il suo percorso pittorico e diventano oggetto della sua meditazione.
Sulla tela che contempliamo, un uomo in piedi, di spalle e sull’orlo di uno strapiombo. Sembra essere in uno stato di profonda riflessione e contemplazione di fronte alla bellezza e alla potenza della natura.
Indossa una giacca verde scuro ed ha un bastone da passeggio nella mano sinistra, che ha usato per arrivare fino a qui. C’è vento, un silenzio rotto solo dal soffio dell’aria e dal fruscio delle fronde di qualche albero che spunta in lontananza. Un chiarore di luce sembra che arrivi da sotto le rocce in primo piano superando il mare di nebbia ed illuminando tutto. La natura con la sua potenza sublime e immensa diventa la protagonista vivente di questa scena.
Dell’uomo invece ci viene detto meno. Dandoci le spalle non possiamo vedere l’espressione del suo volto né saperne le emozioni. Forse estasiato, forse ammutolito e un poco sgomento davanti alla grandezza e alla forza della natura che gli si apre davanti e allo strapiombo sotto di lui. Vediamo il corpo eretto, le spalle diritte, come di chi è pronto.
Dandoci le spalle la sua visione, il suo sguardo, diventa necessariamente il nostro. C’è il piacere del viaggiare, c’è la fatica e la meraviglia di essere arrivati alla cima, c’è lo sgomento della immensità, c’è la pace, c’è la paura…..
C’è che non ci sono altri passi da compiere. È l’ultimo punto di questo cammino. Lo sguardo fisso sul mistero del divino, forse chiedendo il senso del nostro “andare” terreno, anima che si trova al cospetto di Dio, il viandante è giunto al termine del suo cammino.
Di fronte al Signore, ora, e invocando lo Spirito Santo preghiamo:
· Spirito Santo, aiutaci a guardare alle valli nebbiose che dobbiamo attraversare con fatica e forse con dolore, con la salda Speranza che oltre alla coltre fitta e ignota ci sia la luce e la “terra promessa”.
· Spirito Santo, apri il nostro cuore all’incontro quotidiano con il Signore, in ogni gesto e momento della giornata e nel segreto silenzio della nostra vita, perché possiamo costruire con Lui una relazione che nessuna paura o difficoltà possa rompere.
· Spirito Santo, aiutaci a costruire in noi una Speranza così salda da farci guardare il nostro ultimo passo con reverenza, fiducia e con la pace nel cuore.
Facciamo silenzio dentro di noi e lasciamo che lo Spirito ci guidi
volendo facendoci accompagnare da Ludovico Einaudi – I Giorni https://www.youtube.com/watch?v=Uffjii1hXzU

Riflessione
Siamo giunti alla fine del nostro percorso di preghiera sulla Speranza. Abbiamo visto la Speranza che genera, che trasgredisce alle regole del mondo, che ha coraggio e lo infonde, che sa usare il proprio potere e le proprie capacità, che sa attendere, che crede l’impossibile. Abbiamo visto quanto la Speranza sia un dono, che possiamo invocare, ma mai soltanto dipenderà dalle nostre misere forze. Abbiamo visto il realizzarsi nella Storia delle promesse fatte da Dio al suo popolo. Abbiamo assistito alla resurrezione di Gesù e abbiamo ascoltato in questa Pasqua la Sua Parola, la Sua promessa per noi: «Il vostro cuore non sia turbato .. Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che io vado a prepararvi un luogo? Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via». (Gv 14, 1-4).“Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre”. (Mt 24, 36). A tutti noi è promesso l’incontro ultimo, quello definitivo e pieno con il Signore che ci verrà incontro per traghettarci con Lui nella vita eterna, nella comunione dei santi. Cosa sentiamo davanti a questa promessa? Forse come i discepoli ci chiediamo quando e come, vorremmo sapere, pianificare, organizzare, come noi cerchiamo sempre di fare davanti all’ignoto, al Mistero.Ma non possiamo sapere, né come, né dove, né quando. Abbiamo solo la certezza che avverrà e la promessa che quel giorno Lui sarà lì, per prenderci per mano e accompagnarci con Lui nella casa del Padre. Mistero. Ignoto. Nebbia. L’unica cosa che Gesù ci dice a più riprese è “vegliate”, siate pronti. Siate pronti al più grande evento della vostra vita…. Non possiamo infatti conoscere “quel tempo”, ma abbiamo la possibilità di conoscere il “nostro tempo” e vegliare perché le nostre lampade non rimangano vuote e si spengano.
Allora forse possiamo leggere l’olio delle lampade come tutto ciò che ci/mi occorre per essere pronti/o, che mantiene accesa la mia Speranza. Di cosa ho bisogno per vivere questo momento in cui Lo incontrerò? In fondo è un po’ come lanciarsi con un paracadute da un aereo in volo, lasciandosi cadere nella meraviglia del cielo. Esperienza di grande pace e bellezza, ma che può anche fare una immensa paura. Per saltare nel cielo ho bisogno di fiducia in me stesso e in un “Amico” che mi tenga per mano e mi assicuri che il paracadute si aprirà. Ecco forse l’olio è l’amicizia confidente con il Signore, un’amicizia in cui posso riposare sereno o anche gridare la mia paura o piangere o ridere e in cui posso riflettermi e costruire anche la fiducia in me stesso. Un rapporto vero, profondo, intimo. Devo averlo conosciuto il mio Signore, personalmente e profondamente, per potermi lanciare con Lui. Devo avere fatto esperienza di Lui, averci a lungo parlato lavorando e riposando insieme, sapere dei suoi sguardi e delle sue parole, dei suoi modi e dei suoi sorrisi. Fidarmi.
L’olio sono le opere di carità, dice la tradizione... sì, perché lì incontriamo Gesù vivo nell’umanità, sì perché le faccio con Lui, perché lo conosco come Fratello e come Padre, perché immagazzino confidenza.
L’olio è la cura del creato, ci dice Papa Francesco nella Laudato Si. Sì, perché lì Lo incontro nella vitalità delle piante, nella bellezza dei tramonti, nel silenzio delle albe, nella oscurità delle nubi, nel fruscio del vento leggero, perché con Lui mi prendo cura della meraviglia, perché Lo conosco come Creatore, percepisco la Sua immensa potenza e la Sapienza dell’ordine di ogni cosa. E immagazzino reverenza e fiducia.
L’olio è nel silenzio del cuore, sì, perché lì Lo conosco come Amico , imparo la Sua voce e immagazzino i Suoi modi di dire, le frasi che rivolge solo a me.
L’olio è nello studio e nella ricerca scientifica, perché lì Lui è presente guidandomi nella osservazione lucida della realtà. È nelle lotte per la giustizia... è nei rapporti di tutti i giorni. Lui è sempre lì se voglio incontrarlo. E l’amicizia cresce, l’amore cresce, la fiducia cresce.
Forse è questo l’olio che posso accumulare e che purtroppo non posso dare a nessun altro perché nasce da un rapporto unico. Per ognuno sarà un percorso diverso e particolare e proprio. Non ci sono regole o cammini prestabiliti. Una relazione non si può schematizzare, tradurre in algoritmi, è sempre esclusiva, originale e irripetibile. Una relazione modellata poco a poco da me e dall’Altro, senza fretta, lasciandosi portare dal desiderio di costruire qualcosa di bello. Tanti gesti che sono tanti piccoli vasi, magari dalle ridotte dimensioni eppure tutti importanti. E quando avrò racimolato e immagazzinato tutto questo Amore, la Sua amicizia, una vita vissuta in pienezza, la mia Speranza sarà indistruttibile perché poggiata sul robusto sostegno di un rapporto profondo con il Signore che dilaterà le magre risorse su cui posso contare nella mia autonomia. “Solo in Dio riposa l’anima mia… Lui solo è mia roccia e mia salvezza, mia difesa: non potrò vacillare. In Dio è la mia salvezza e la mia gloria…” (Salmo 62).
Silenzio. (facciamo un tempo di silenzio volendo facendoci accompagnare da Ludovico Einaudi – I giorni https://www.youtube.com/watch?v=Uffjii1hXzU)
Preghiamo Isaia 58
Non è piuttosto questo il digiuno che voglio:
sciogliere le catene inique,
togliere i legami del giogo,
rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?
Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato,
nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto,
nel vestire uno che vedi nudo,
senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?
Allora la tua luce sorgerà come l'aurora,
la tua ferita si rimarginerà presto.
Davanti a te camminerà la tua giustizia,
la gloria del Signore ti seguirà.
Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà;
implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!».
Ti guiderà sempre il Signore,
ti sazierà in terreni aridi,
rinvigorirà le tue ossa;
sarai come un giardino irrigato
e come una sorgente
la cui acqua non manca mai.
Sarai come un giardino irrigato
e come una sorgente
la cui acqua non manca mai.
Gloria …

Padre nostro...
Per pregare ancora
Etty Hillesum nasce nel 1914 a Middelburg, in Olanda da una famiglia della borghesia intellettuale ebraica. La madre era un’ebrea russa scampata a un pogrom, il padre faceva il professore. La famiglia non era praticante e viveva l’ebraismo come una sorta di appartenenza etica di sottofondo. Nei suoi studi e nei tanti interessi si dimostrò aperta, curiosa della vita, disponibile alle relazioni affettive, con un incontro importante con lo psicologo Julius Spier… “ devo disciplinare tutto questo caos” scriveva del suo mondo interno. Nel maggio 1940 Hitler invade i Paesi Bassi e per gli ebrei olandesi comincia la persecuzione.
Nel 1941 Etty comincia a scrivere un diario dove si interroga sul senso della vita arrivando a un particolare rapporto con Dio che rappresenta una presenza costante nelle sue giornate. Era profondamente attratta dalla scintilla divina nel cuore dell’uomo.
Scrive: ”E’ un inizio ma quell’inizio c’è, lo so per certo. Significa raccogliere tutte le possibili forze e vivere la propria vita con Dio e in Dio e avere Dio in se stessi.”
Quanto più gli ebrei olandesi vivono una situazione di continuo sopruso tanto più si sente solidale col suo popolo. Non pensò mai di salvarsi dall’internamento come avrebbe più volte potuto fare, ma volle fermamente condividere il destino comune degli ebrei olandesi.
“Mio Dio sono tempi angosciosi: stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che bruciavano e davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano. Ti prometto una cosa, Dio, solo una piccola cosa, …. Cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto in me, ma anche questo richiede una certa esperienza, ..L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi e anche l’unica che veramente conti è un piccolo pezzo di Te in noi stessi, mio Dio. E forse poi possiamo contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini… E quasi a ogni battito di cuore cresce la mia certezza: tu non puoi aiutarci ma tocca a noi aiutare te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi….Vorrei essere un balsamo per molte ferite.”
Verrà uccisa ad Auschwitz il 30 novembre 1943.
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